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Chiara della porta accanto

Le canzoni raccontano la storia di una giovane. Storia senza nemmeno uno di quei colpi di scena che destano tanto l’attenzione del grande pubblico. Una storia positiva, così delicata da non fare notizia tra i milioni di storie di questa umanità.

È una storia però non dimenticata da Dio, perché fa parte di quella tessitura di vite di “ordinaria santità”, che non fanno rumore, ma che sorreggono il mondo e la storia.

Le canzoni raccontano alcuni episodi della vita di Chiara narrati nel libro.

Autore e compositore: Daniele Ricci.

Principessa

Il primo brano Principessa delle colline descrive il mondo idilliaco di Chiara bambina, che gioca nei prati dei Castelli Romani. È lì che cresce in mezzo ad altre famiglie che, come la sua, seguono Gesù e si impegnano a vivere nell’amore scambievole.

Essere Gen

Il secondo brano è Essere Gen. La piccola Chiara frequenta il Movimento Gen e diviene una di loro, una Gen4, le bambine sotto i 10 anni. Con loro cerca di riconoscere Gesù in ogni prossimo: nella mamma, nella compagnetta, nel povero che le passa accanto. Gli atti d’amore che compie nei confronti di questi prossimi, li “confeziona” poi in tanti pacchettini, doni spirituali che manda in cielo a Gesù.
Poi Chiara cresce e diviene una Gen3, le ragazzine fino ai 15 anni, che hanno in cuore la realizzazione del testamento di Gesù “Padre, che tutti siano uno” e un modo di vivere, come dicono loro “controcorrente”, dove la purezza è amore.

Nebbia

La terza canzone si intitola Nebbia. Nel mondo di Chiara sembra che ci sia solo amore, festa e accoglienza. Ma ecco presentarsi improvvisa una graffiante novità: il dolore!
Chiara sente che a scuola ha difficoltà. Lo studio le costa grande fatica, nonostante l’aiuto della mamma. E questo la fa soffrire! Ha scoperto però che c’è Uno che conosce bene le difficoltà che lei sta vivendo, che la capisce nel profondo, che sa perfettamente cosa sia il dolore: è Gesù in croce. E Chiara a Lui può offrire i suoi dolori.
Chissà come sarà iniziato il colloquio tra lei e Gesù in croce, ma è proprio in questo colloquio che si possono ravvisare i germi di quelle che poi sarebbero state le sue scelte di vita.

Adolescenza

Il titolo della quarta canzone è: Adolescenza. Dai diari e dalle lettere di Chiara si scopre in che modo ha affrontato quella fase cruciale della crescita che è l’adolescenza. Arriva, anche per lei, un’età in cui pian piano svanisce il mondo ovattato dell’infanzia per lasciare il posto a nuove sensazioni, a una nuova visione della vita, al richiamo verso nuove esperienze. E’ un’età di scossoni, sfide, contestazioni, paure. Chiara la vive con una grande confidenza in chi le vuole bene e così punta il suo sguardo sempre e solo in Dio.

Come fai

Quinto brano: Come fai. Un giorno l’auto di Chiara sbanda, si ribalta e finisce dentro un fossato rivestito di cemento. Lei si salva per miracolo, ma si frattura costole, bacino e una gamba. Chi poi la cura nota in lei una persona mai scura in volto, che non si lamenta, sempre consegnata con fiduciosa obbedienza ad ogni indicazione. Qual è il segreto di questa dolcezza e di questo sguardo sempre accogliente e profondo?
Quello è il modo con cui Chiara vive, con cuore semplice, il nuovissimo e imprevisto ruolo che Dio le ha assegnato, il ruolo dell’ammalata.

Cuore di madre

La sesta canzone è Cuore di madre e si presenta come un inno alla maternità di Chiara nei confronti dei suoi figlioli. Però ha un respiro più vasto, perché è contemporaneamente un inno alla maternità che ogni anima, quella di ciascuno di noi, è capace di esprimere ogni volta che ama davvero. Perché chi ama in fondo si comporta proprio come una madre, che accompagna le sue creature con costanza, semplicità, cura, che tutto copre, tutto scusa, tutto comprende. E’ un amore che ogni cristiano può imparare dalla madre per eccellenza Maria.
Il disegno di Dio su Chiara prevedeva che un giorno a lei sarebbe stato assegnato questo meraviglioso ruolo di madre e Chiara lo ha vissuto con tutto il cuore.

Il tuo popolo

Il brano Il tuo popolo è la settima canzone. “Fotografa” un incontro di famiglie che alla luce di quel cristianesimo comunitario che spesso percepisce la presenza di “Gesù in mezzo”, infiamma i cuori e li rende coraggiosi, felici, pronti ad affrontare ogni avversità. Questa presenza è una grazia che non “casca” così come capita, ma che affonda le radici nell’amore appassionato delle anime per Gesù che, in croce e nel culmine dei suoi dolori, dona tutto di sé.
E’ un incontro di festa, dove la parola di Dio invade i cuori, dove si canta alla bellezza del Vangelo e si condivide tutto, dalle proprie storie all’accoglienza reciproca, e dove anche ci si scambiano gesti di semplice, ma sincera fraternità.
Quello è il popolo di Chiara, frammento autentico del popolo di Dio.

Vite che senti tue

La canzone che segue è: Vite che senti tue. Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Gaudete et Exultate” dice che quando un’anima riesce ad accogliere il dolore “guardando la croce”, diviene per se stessa capace di accogliere il dolore degli altri.
E’ questa l’esperienza che ha fatto Chiara, che un giorno si sente fortemente attratta da una professione che può dare respiro al suo anelito di farsi “uno” con i dolori, le difficoltà e le ingiustizie subite dal prossimo. Chiara diventa Assistente Sociale e può adoperarsi con tutta la sua carica d’amore per comprendere fino in fondo le creature che incontra nel suo lavoro. Chiara si batte per loro alla ricerca di soluzioni giuste.

La vigna

Il canto nono è: La vigna ed è un inno alla “vita della parrocchia”, così come l’ha vissuta un’anima trasparente come Chiara. Ricca dell’esperienza spirituale illuminata dal carisma dell’unità, Chiara sente di possedere un tesoro che non può non essere condiviso e donato anche nella parrocchia, per cui si impegna come catechista e all’interno della scuola materna. Entra a far parte di un gruppo di famiglie della parrocchia, curandole con lo stesso amore con cui un vignaiolo cura la sua vigna al fine di realizzare il sogno di formare una sola grande famiglia di famiglie.

Sono brezza

La decima canzone è: Sono brezza. Anni fa un pensiero di Chiara Lubich diceva che Dio, ama profondamente ciascuno di noi e ci segue, ci guida lungo il cammino della vita e partecipa ad ogni nostro progresso nella vita spirituale, con un amore sempre crescente via via che ci avviciniamo a Lui. Vedendoci belli, sempre più belli, si innamora di noi e ci rapisce in paradiso. Ecco cosa è successo a Chiara, la protagonista di questa umile e palpitante storia, quando, a 37 anni, una notte ha spento la luce per dormire e si è svegliata tra i cori di angeli e di santi del paradiso.

E tu sei

L’undicesimo canto si intitola: E tu sei. L’ultima canzone nasce dalle parole della omelia che il sacerdote ha fatto al funerale di Chiara. Vuole esprimere che cosa è stata la sua presenza fra noi: “Gioia dell’Eternità entrata nella quotidianità, gioia della santità toccata con mano, gioia di aver ricevuto un testamento spirituale immenso, gioia che fa intravvedere che il Natale di Chiara è il Natale di Gesù Cristo”.
Il suo sorriso esprimeva l’amore per gli altri nella donazione di sé, nel dare la vita per chi aveva di fronte. E quando dai la vita per gli altri sei felice e “bello”, perché dai tutto quello che Dio ti ha dato!
Nella vita quotidiana Chiara aveva negli occhi la gioia dell’amore, perché amando stava vivendo già la “vita eterna”.